Le creme solari saranno ancora più protettive grazie ad un batterio dei fiordi norvegesi

 

 

Le creme solari saranno ancora più protettive grazie ad un batterio dei fiordi norvegesi

Ricercatori norvegesi hanno recentemente scoperto un microrganismo che vive nel Trondheim Fjord in Norvegia che potrebbe rappresentare un ingrediente chiave nella produzione delle creme solari del futuro.
Il batterio, che prende il nome di Micrococcus Luteus, è infatti in grado di assorbire le radiazioni UV e di fornire protezione contro il cancro della pelle e i melanomi maligni.
Con l'aiuto di ricercatori del Sintef, l'azienda cosmetica norvegese Promar ha già fatto domanda di brevetto sia per la fabbricazione sia per l'uso nelle creme solari di una sostanza estratta proprio da questo batterio.
Ma non si tratta di un caso fortuito: gli scienziati del Sintef, ifatti, sono da anni impegnati sul fronte della di bioprospezione – ovvero il processo di commercializzazione di nuovi prodotti basati su risorse biologiche – e hanno raccolto nelle acque del fiordo una serie di microrganismi che si sono dimostrati altamente fotoassorbenti.
Al tempo stesso la Promar ha lavorato al progetto di produzione di una crema che ha capacità protettive molto più elevate rispetto a quelle attualmente commercializzate.
Da qui alla realtà ovvero alla piena vendita di creme filtranti ultraprotettive saranno necessario ancora un po' di tempo visto che lo sviluppo è decisamente molto complesso, per non parlare poi dei costi che si dovranno adeguare alle logiche di mercato, ovvero diventare competitivi con gli altri prodotti del comparto.





Galleria fotografica

 


 

Argomenti: creme solari ultraprotettive, batterio protezione raggi UV, creme solari, melanoma pelle, Micrococcus Luteus

 

 

 

 

 

 
 

Impronta Ecologica è una testata giornalistica registrata al Tribunale di Parma (Reg. n. 14 del 27/10/2000)

Pubblicità su Impronta Ecologica  |  Comunicati Stampa  |  Redazione  |  Mappa del sito  |  Privacy e Cookie Policy  |  Dati Sociali

2000-2016©Impronta Ecologica

Licenza Creative Commons