Disastri ambientali: migliorare l'attività batterica per ripulire i mari dal petrolio

 

 

Disastri ambientali: migliorare l'attività batterica per ripulire i mari dal petrolio

La Natura è in grado da sola di porre rimedio ai danni causati dall'uomo, ma per farlo, si sa, occorrono anni e anni.
A questo proposito molti studiosi sanno cercando di capire se e in che modo si possa accelerare questo processo di "autodifesa" senza ovviamente incorrere in altri problemi.
Mettiamo ad esempio il caso di una nave cisterna che, per un qualche fatale motivo, riversa in mare una quantità enorme di petrolio.
Dopo il disastro si può meccanicamente aspirare il greggio in superficie, ma la pulizia non sempre avviene in tempi rapidi e comunque non è mai del tutto definitiva e totale.
Proprio su questo fronte si concentrano gli sforzi di alcuni ricercatori che stanno lavorando al progetto europeo denominato Kill Spill che si pone l'obiettivo di trovare nuove tecnologie che possano incrementare la biodegradazione realizzata dai microbi del mare, ovvero consentire ai microbi di "mangiare" il petrolio più velocemente.
Ma fatto ancor più importante del progetto è che non c‘è bisogno di ricorrere all'ingegneria genetica per creare superbatteri che mangino l'oro nero perché esistono già in Natura e, come per magia (si fa per dire...) compaiono in mare ogni volta che c‘è una perdita di petrolio.
Quello che dunque serve e che è l'oggetto degli sforzi dei ricercatori è trovare il modo per aiutarli ad accelerare la loro opera.
Per stimolare l'appetito dei batteri, gli studiosi, grazie ad una sostanza biodegradabile derivata dalla fermentazione degli oli vegetali, hanno inventato particelle "intelligenti" che rilasciano particolari sostanze di cui i batteri si nutrono e di cui hanno bisogno come, ad esempio, fosforo e azoto.
Questa nutrizione "stimolata" migliora l'attività batterica ed il gioco è fatto senza alcuna alterazione genetica o del processo naturale: i batteri mangiano il petrolio, il plancton mangia i batteri e la catena alimentare continua.
Stando a fonti ufficiali le ricerche sono a buon punto, per cui si spera che questa tecnologia diventi molto presto realtà.





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